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Serena Santorelli - A chi non ce l'ha fatta, alle vittime della Costa Concordia.

Adagiato sul letto del mare, mi sono lasciato trasportare. Avevo nuotato abbastanza da poter dire di non essermi arreso con facilità. Avevo sfidato con coraggio tutto quell’azzurro, ben sapendo che la sua potenza alla fine mi avrebbe travolto. Quando ho capito che le forze mi stavano mancando, mi sono disteso con la pancia all’aria e ho fissato a lungo il cielo. Con stupore, mi sono accorto che da lì le stelle sembravano molto più vicine di quanto potessi immaginare. Per la prima volta in vita mia, ho avuto la sensazione di poterle toccare. E mentre gli occhi non riuscivano più a restare aperti, ho visto un uomo dall’aria familiare venire verso me. Aveva una veste bianca e i capelli lunghi.
«Che fai qui?» gli ho chiesto
«Sono venuto a prenderti. Hai mai visto un padre abbandonare il proprio figlio?» ha risposto.
«Allora è vero che puoi camminare sulle acque». 
Ha sorriso. Di un sorriso che mi ha fatto sentire subito sereno.
«Certo che posso, ho imparato apposta perché nel trovarsi in mezzo al mare, i miei figli non dovessero mai sentirsi persi». 
Così, senza più dire nulla, mi ha sollevato tra le braccia. Proprio come fa un padre con il suo bambino. 
Ed io, con naturalezza, con quella sensazione di serenità che non mi lasciava più, dal mare sono passato ad abitare il cielo.


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